acura di Alberto Scanzi FEDERICO ALBORGHETTI E LA GUERRIGLIA DI PALAZZAGO 15/09/1848- 18/11/1848 -----------------------------------------------------------------------------------------
I fatti che prendono il nome di “ La guerriglia di Palazzago” avvennero nei mesi di settembre/novembre 1848 e si svolsero nella zona compresa tra la Val San Martino e i monti dell’Albenza , fra Almenno e Pontida. Un manipolo di giovani - all’inizio 20,30 per poi arrivare anche a un numero di 60/100- aiutato dalla popolazione, si batté contro le truppe austriache tenendole in scacco per oltre due mesi, attuando una specie di guerriglia . I giovani patrioti attaccavano il nemico per poi ritirarsi verso la montagna inseguiti dalle guarnigioni austriache cui scaricavano loro addosso una valanga di sassi e macigni, costringendole a desistere dall’inseguimento. Furono comandati da un giovane mazziniano ,studente in Medicina a Pavia, Federico Alborghetti ,allora ventitreenne, essendo nato a Mapello il 24/04/1825, che aveva ricoperto il ruolo di Segretario del Comitato di guerra a Bergamo nei moti del Marzo del 1848. Alborghetti , con un gruppo di giovani di Ambivere, Mapello e Palazzago, partecipò attivamente all’insurrezione di Bergamo e si distinse nell’assalto alla porta Broseta e alla presa della caserma San Francesco in Città Alta. Nonostante gli sforzi di Mazzini, Garibaldi e Cattaneo, che giunsero a Bergamo tra la fine luglio inizio agosto del 1848 per incitare la popolazione alla resistenza , la sconfitta delle truppe piemontesi a Custoza mise fine definitivamente all’insurrezione di Bergamo e gli austriaci rioccuparono la città il 13/08/1848 . Alborghetti fu quindi costretto a riparare in Svizzera. Nei primi giorni di settembre incontrò a Lugano Giuseppe Mazzini che gli affidò il compito di avviare una guerriglia nelle valli della bergamasca : analogo compito fu dato dal Mazzini ad altri comandanti per insurrezioni nella Valle d’Intelvi, nella Val Chiavenna e nel comasco.
Alborghetti ritornò quindi a Mapello ed iniziò subito ad organizzare i suoi uomini alla guerriglia ,predisponendo 4 drappelli di 12/13 uomini ciascuno che dislocò nella zona di Palazzago a Prato Marone, a la Baita,aBarzana e a Spino; ciascun drappello ,in mancanza di armi,ricorse allo stratagemma di costruire ”cannoni di cuoio” , cioè cannoni leggeri di 3/4 libre che pur non facendo un gran danno provocavano un gran fracasso tale da disorientare il nemico. Fido e valido collaboratore di Alborghetti fu il patriota Carlo Giovanni Agazzi Petralli di Palazzago detto il “ barlinetto”Il quartier generale ,all’inizio della guerriglia ,fu un’osteria della zona. Verso la fine del mese di settembre del 1848 il quartier generale venne spostato a Colle di Sogno in Val Imagna ,dove altri giovani volontari si unirono alla lotta. Il 27ottobre i guerriglieri colsero di sorpresa i presidi austriaci di Pontida e di Caprino facendo numerosi prigionieri ;pochi giorni dopo,il 3Novembre, riuscirono a respingere con un attacco a tutto campo le truppe asburgiche che cercarono di circondarli avendo occupato Almenno e l’imbocco della Val Imagna. Gabriele Camozzi ,capo dei patrioti bergamaschi,capì la gravità della situazione e cercò invano di dissuadere Alborghetti dal continuare la guerriglia di fronte alle preponderanti forze nemiche. Il 18/11/1848 il comando austriaco dispiegò tutte le sue forze per mettere fine a questa guerriglia e partendo da Valtesse circondò l’intera montagna dell’Albenza con i battaglioni delle truppe tirolesi. Ad Alborghetti e ai suoi uomini , di fronte ad un dispiegamento di forze tanto preponderanti ,non restò che cercare la salvezza ,evitando lo scontro , e riparare in Svizzera ,che raggiungessero attraverso la Valsassina ,grazie alla conoscenza dei luoghi e dei sentieri di montagna . Due guerriglieri vennero comunque uccisi mentre un terzo si tolse la vita per non cadere in mani nemiche. Gli scontri più duri avvennero al monte Spino e alla Malarotta, presso Collepedrino. Le truppe austriache si abbandonarono ad atti di rappresaglia verso la popolazione che aveva aiutato i guerriglieri, bruciando e devastando numerosi casolari di montagna ed arrestando numerosi contadini.
Tra il 1848 e il 1851 ,diciotto furono le sentenze di morte eseguite contro i patrioti con fucilazioni alla Rocca di Bergamo , nel cortile di Sant’Agostino e impiccagioni alla Fara. Su Alborghetti fu posta, fin dal 1848, una taglia di 2.000 fioriniLo storico bergamasco Bortolo Belotti scrisse che La guerriglia di Palazzago fu in effetti “ l’ultimo episodio di reazione antiaustriaca a Bergamo”. Federico Alborghetti raggiunse quindi il Piemonte dalla Svizzera e già nel marzo del 1849 ,con il grado di capitano dei bersaglieri nelle truppe piemontesi, partecipò alla campagna di Novara ,dove fu anche ferito leggermente. Terminata la guerra con la sconfitta di Novara, riprese i suoi studi a Torino conseguendo la laurea in medicina nell’agosto del 1850. Ottenuto anche un diploma di insegnante si dedicò in quegli anni all’insegnamento nella scuola industriale di Mendrisio in Canton Ticino –Svizzera e al Collegio normale di Vercelli. Solo con l’amnistia del 1857 poté ritornare in Lombardia e divenne medico-chirurgo all’Ospedale di Bergamo , dopo essersi nuovamente laureato in medicina a Pavia poiché il governo austriaco non riconobbe la laurea da lui ottenuta a Torino, nel Regno Piemontese. Nel 1859 fu da civile accanto a Garibaldi con i Cacciatori delle Alpi che entrarono in Bergamo liberandola dagli austriaci l’08/06/1859 e si adoperò, come medico,nella cura dei feriti delle battaglie di San Martino e Solferino,riportando anche una fastidiosa infezione. Oltre che all’Ospedale di Bergamo lavorò come medico al Luogo Pio Azzanelli dal 1870 e alle carceri di Bergamo dal 1864 al 1885. Dal 1861 fu medico psichiatra all’Ospedale dei matti di Astino in Bergamo. Studiò con passione le cause sociali e alimentari della pellagra mettendo in relazione l’estrema povertà della dieta dei popolani con gli effetti devastanti a livello mentale. Fu fondatore e direttore , tra il 1871 e il 1883 , del giornale “La Gazzetta di Bergamo”poi “Gazzetta Provinciale di Bergamo”.
La sua prosa fu vivace,arguta,briosa e,utilizzando le pagine del giornale ,attirò l’attenzione sui più pressanti problemi della città. Mazziniano convinto, fu oratore in numerose pubbliche cerimonie. Federico Alborghetti morì a Bergamo nella sua villetta in Via Sudorno il 21 Settembre 1887 ,a sessantadue anni.
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Conversazione effettuata in data 11/03/2012, in occasione della presentazione alla città del “Progetto Mazzini” presso l’aula magna dell’Associazione Artigiani di Bergamo in Via Torretta
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